Irene Grandi - "Alle porte del sogno"

Alle porte del sogno di Irene Grandi è un disco strano, insolito, particolare. Sicuramente di passaggio. Si ha l’impressione che la cantante fiorentina abbia voluto intraprendere una strada inedita, ma non sia ancora riuscita a imboccarla del tutto. Forse, semplicemente, si tratta di un nuovo inizio, con meno chitarre e più sintetizzatori: ne viene fuori una svolta musicale che mette da parte il pop-rock degli esordi e abbraccia con maggiore convinzione l’elettronica. Sono passati 5 anni da Indelebile, l’ultimo album in studio, e si sente. La tracklist si apre con La cometa di Halley, presentata quest’anno a Sanremo dopo due lustri dall’ultima (felice) partecipazione di Irek. Il brano segna la ritrovata collaborazione con Francesco Bianconi dei Baustelle, ma rispetto al precedente esperimento è meno convincente: se infatti è vero che dopo pochi ascolti si stampa nella mente, è altrettanto vero che in confronto a Bruci la città risulta meno d’impatto, complice un incedere – sia melodico che sonoro – più etereo. E questa sensazione di “impalpabilità” dell’acustica si ha ascoltando buona parte del cd. A tale proposito, è curioso notare come questo lavoro cerchi quasi di avere un sound futurista, da metropoli del domani, pur essendo stato realizzato lontano dalla città, in una sala di registrazione appositamente allestita nella campagna toscana. Il tentativo, d’altronde, è proprio quello di mettere in armonia la natura con il mondo “artificiale”. Sicuramente è da apprezzare l’intenzione dell’artista di non ripetersi e di muoversi in direzioni da lei finora inesplorate: ne sono un esempio Strada sterrata e Tutti più felici, che trasformano i suoni spaziali in elementi funzionali a questo discorso. Il nuovo singolo, Alle porte del sogno, è un ottimo traino per l’estate, orecchiabile quanto basta. Si nota anche una certa introspezione nelle liriche; dal punto di vista dei testi, infatti, il balzo è evidente: dimenticate la ragazza spensierata di Fuori, In vacanza da una vita e Bum bum, ora c’è una donna che con serenità si guarda intorno e riflette sul mondo che vede davanti ai suoi occhi. Basti pensare a Greensburg, riflessione ecologico-ambientalista ispirata all’omonima cittadina del Kansas che tre anni fa è stata rasa al suolo da un tornado. Le uniche concessioni al passato sono date dal romanticismo di Intendevi e dall’accattivante midtempo di Ma. Canzoni molto gradevoli, collocate non a caso alla fine della scaletta, come quella Stai ferma che chiude le danze e che, oltre ad essere la traccia più “classica”, porta la prestigiosa firma di Saverio Grandi e Gaetano Curreri, già al fianco di Irene in altri suoi successi (vedi La tua ragazza sempre e Prima di partire per un lungo viaggio). Dunque, come riassumere – in definitiva – l’essenza di Alle porte del sogno? Presto detto: è un disco che spiazza. Ma, nel bene e nel male, è meglio così.

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