Umberto Maria Giardini all'Ohibò di Milano giovedì 30 aprile
Parliamo di uno tra i musicisti più dotati di personalità della scena musicale italiana passata e presente, quella che nel nostro Paese ancora oggi conta. Un disco che approfondisce l’esperienza dei due lavori precedenti ma che, in qualche modo, affina ancor di più la sua scrittura sempre efficace, diversa e, soprattutto, autentica.
Un suono che si è fatto più tagliente ma vellutato, quando occorre, a suggellare dieci episodi desideranti e allo stesso tempo desiderati. Brani con l'urgenza di espandersi nel vuoto infinito ma anche di implodere in se stessi. Un attitudine ancor più elettrica rispetto ai lavori precedenti e sempre più sbilanciata verso gli estimatori di quella eleganza e un po' retrò che tanto ha contraddistinto il nuovo ciclo dell'artista, bolognese di adozione, nella fase, oramai quadriennale, del post-Moltheni.
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