“Tortuga”, il diciannovesimo album di Antonello Venditti

No, non è “avanguardia”, non ci sono sorprese se non quella di un’assoluta, totale, definitiva qualità musicale. Questo è il mainstream pop più preciso, definito, completo della musica italiana di oggi. Ed è fantastico che a mettere i suoni e i toni giusti sia Antonello, classe 1949, e non un giovane dell’era digitale, un cantautore che ha scritto alcune delle più belle pagine della canzone d’autore italiana e che ancora oggi, come dimostra con “Tortuga”, è in grado di mettere a segno brani di straordinaria forza. In questo lavoro, in questa obiettiva rinascita, Antonello ha avuto alcuni compagni di strada fondamentali.
Uno, Alessandro Centofanti, recentemente scomparso, è stato molto di più di un compagno di strada per Venditti, è stato un musicista fondamentale nella carriera del cantautore, un amico in grado di capire le sfumature delle canzoni, di colorarle e animarle come nessun’altro, e anche in questo caso il suono del suo organo hammond è fondamentale nel definire l’universo sonoro dell’album.
L’altro è Alessandro Canini, multistrumentista, autore, produttore, seduto al mixer e alla programmazione, alter ego di Antonello in tutto il percorso che ha portato alla realizzazione di “Tortuga”, specchio sonoro nel quale Venditti si è riflesso e dal quale ha preso spunto per volare più in alto, per rischiare di più, per mettere a fuoco meglio ogni brano di questo lavoro.
Ma sono in molti ad aver collaborato a dare vita alle canzoni di Tortuga, da Danilo Cherni a Angelo Abate, da Adriano Lo Giudice a Maurizio Perfetto, da Amedeo Bianchi ai fratelli Corvini, da Gianni Savelli a Luca Vicini, musicisti che hanno saputo trovare sempre la nota giusta per interpretare i sogni musicali di Venditti e rendere ogni canzone un momento musicale unico.
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