
Per celebrare il primo ventennio della sua carriera, Francesco Baccini pubblica Ci devi fare un goal – le mie canzoni più belle, greatest hits che offre la possibilità di ripercorrere una storia artistica interessante, sia per il valore dei testi, mai banali e intrisi sempre di una sottile ironia, sia per l’efficacia delle musiche, sospese tra pop, swing e altro ancora. In questo discorso, quasi inevitabilmente alcune delle molteplici gemme bacciniane restano fuori: è il caso di Senza tu, simpatica riflessione sul preservativo proposta in passato dall’artista genovese al Festival di Sanremo, ma anche di un intero album, Baccini a colori, tra i migliori di Francesco e, nonostante ciò, totalmente ignorato dalla scaletta. Avviene così che brani come Sono stufo di vedere quelle facce alla tv e Filma! non trovino dimora nelle tracce di questo best. Un peccato. Lo stesso dicasi per le divertenti invettive contro Giulio Andreotti, Antonello Venditti e Adriano Celentano, contenute in Nomi e cognomi del 1992: da quel lavoro, Baccini recupera solo la malinconica Margherita Baldacci. Il resto è una goduria assoluta per gli amanti di questo eclettico cantautore: Ho voglia di innamorarmi, delicata e intimista, non perde lo smalto a oltre quindici anni di distanza, e Sotto questo sole, in duetto con i Ladri di Biciclette di Paolo Belli, sarebbe ancora adesso un successo radiofonico. La bizzarra Le donne di Modena e la retrò Qua qua quando sono geniali come sempre; Genova Blues, originariamente incisa con Fabrizio De Andrè, è sempre deliziosa. Nella media gli unici due inediti di questo cd, Maschi contro femmine e Ci devi fare un goal. Quest'ultimo racconta la precarietà della vita d’oggi attraverso una metafora calcistica, secondo la quale il pallone distrae dai problemi di ogni giorno ma è anche il simbolo di una concezione effimera dell’esistenza, dove conta più apparire che essere. Belli e suggestivi gli inserimenti di In fuga, scritta da Baccini insieme a Enrico Nascimbeni per ricordare il grande ciclista Marco Pantani, e Vedrai vedrai, con cui il Nostro omaggia Luigi Tenco: l’ideale per chiudere in bellezza un lavoro che merita assolutamente di essere ascoltato, per riscoprire un big della musica italiana oggi messo ingiustamente un po’ da parte.
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