Alessandro Bensi, un giovane talento: l'intervista

Alessandro Bensi è un giovane talento, molto interessante: un personaggio, insomma, da scoprire. Ecco la nostra intervista.

Cosa ti ha spinto a iniziare il tuo percorso musicale proprio nel 2022?

"Da quando ho memoria, ho sempre cantato e canticchiato, sin da piccolissimo nel giardino di campagna. Poi mamma ha deciso di farmi provare a suonare uno strumento ma, nelle diverse prove per la scelta, ho provato canto e ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada".

Che ruolo ha avuto la tua vocal coach, Elisabetta Rafaele, nella tua crescita artistica?

"Elisabetta è stata fondamentale. Un rapporto di amore a prima vista. Lei è una performer favolosa ed una maestra empatica e preparata. Aveva iniziato da ragazza come corista nel gruppo dove suona il mio papà come passatempo, poi è diventata una vera artista preparatissima in tutti i generi musicali che amo, dal Rock al Blues alla Disco al Gospel. Mi manca moltissimo adesso che non è più la mia insegnante e io sto cercando una mia nuova identità".

Tra i contest a cui hai partecipato (Tour Music Fest, Sanremo New Talent, Videofestival Live…), quale ti ha lasciato l’esperienza più significativa e perché?

"Al Tour Music Fest ho trovato ragazzi della mia età con cui condividere la mia passione, come Stefano con cui ci sentiamo ancora oggi e partecipiamo insieme ai contest ma il Sanremo New Talent è stato quello che mi ha dato la soddisfazione più grande arrivando alla finalissima televisiva piazzandomi nei primi tre di categoria e rivedermi in TV è stato fantastico".

Come vivi la pressione di esibirti davanti a giurie e pubblici sempre più numerosi e qualificati?

"Me la faccio sotto! Ma non credo che si possa scrivere. Direi che ho moltissima ansia da tenere a bada. Sembra una tempesta come nel film Inside Out due. Però poi, quando salgo su un palco e inizio a cantare, tutto si annulla. Ci sono solo io e la musica che mi scorre dentro. Canto. Canto e basta dando tutto me stesso. Mamma a volte mi paragona a Billy Elliot".

Ti senti più a tuo agio come interprete sul palco o preferisci la dimensione più intima dello studio di registrazione?

"Adoro il palco! Sono un animale da palcoscenico. Anche se, crescendo, acquisto consapevolezza e mi trattengo un po’".

Come descriveresti il tuo stile musicale e quali artisti ti hanno influenzato maggiormente?

"Non ho una grande cultura musicale. Io ascolto di tutto. Se è una “buona musica” ritmata mi piacciono anche le sigle dei cartoni tipo Hutzbin Hotel per citarne uno. Ultimamente con la scuola di canto Musicalmente si è espressa maggiormente la mia anima Rock (per esempio coi Led Zeppelin), ma mi piace molto anche Bennato e Zucchero. Devo ancora sperimentare. Posso però dirvi cosa non mi piace: la musica lirica, il trap (che odio sopra ogni cosa) e il jazz lento".

Essendo ancora in una fase di crescita vocale, come affronti la sfida di un continuo perfezionamento tecnico?

"Sto studiando molto. Con il supporto di Alessandro Cora, un maestro specializzato nella tecnica vocale. Poi ci sono giorni proprio neri in cui faccio fatica a gestire la voce, però, tutto sommato, rispetto ad alcuni miei coetanei, riesco ancora a farcela e ho già acquisito delle belle tonalità baritonali. Mia nonna paterna che era cantante lirica dice che ho un’estensione di tre ottave".

Quali emozioni o messaggi speri di trasmettere al pubblico con la tua musica?

"Spero di divertirmi e farli divertire ed emozionare. Spero che guardandomi sul palco gli piaccia lo show. Prima di ogni performance i miei mi dicono “divertiti” ed è proprio quello che voglio comunicare. Che mi sono divertito io e che ho divertito e appassionato chi mi ascolta".

Guardando al futuro, quale sarebbe il tuo sogno più grande come artista emergente?

"Il mio desiderio più grande è calcare il palcoscenico dell’Ariston. Cantare a San Remo. Perché mio nonno materno cantava con Rita Pavone nei locali di Torino ma non ha potuto coronare il suo sogno e vorrei farlo io per lui. Specialmente adesso che non c’è più e noi due avevamo un rapporto fortissimo. Poi, ovviamente, incidere dischi e cantare negli stadi e nei teatri per il pubblico".

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