Frida Neri - "Ep"
Quella di Frida Neri è una storia 'errante' sin dall'inizio:
nata a Formia, cioè nel basso Lazio che si affaccia verso la Campania, la
giovane Michela Di Ciocco (questo il suo vero nome) ha vissuto diversi anni a
Vastogirardi, per poi diventare una marchigiana acquisita. E oggi si divide tra
Fano e Roma. Una propensione quasi naturale al viaggio, che si riscontra anche
nei suoi brani, a cominciare da "Siberiana". Brani, si diceva, carichi di
quell'urgenza espressiva che non tutti sono in grado di far emergere. Ora Frida
ha pubblicato il suo primo Ep, totalmente autoprodotto dopo aver cercato invano
di collaborare con personaggi che volevano imporle il proprio credo
discografico. Dunque, meglio soli che male accompagnati. E il risultato è
positivo, in grado di riflettere appieno il tratto caratteristico della sua
autrice, con cinque tracce decisamente interessanti: è così che si concretizza
davanti alle nostre orecchie ciò che Frida stessa definisce un'alchemica ricerca
del proprio personale suono, nella scrittura come negli arrangiamenti. Non
possiamo che darle ragione. "Al matrimonio", ad esempio, è una delicata analisi
dell'amore in tutte le sue sfumature. Il pezzo che resta nel cuore, però, è
"Sara sottile", che richiama alla memoria l'esibizione al Premio Daolio 2010, in
quel di Sulmona: Frida si presentò accompagnata da un contrabbassista e stupì la
giuria con la semplicità e l'armonicità della sua arte. Quella voce e quel
connubio magico tra testo e musica rappresentano l'essenza stessa della cantante
molisana, che per questo cd ha scelto sonorità rigorosamente acustiche, dove la
batteria è una perfetta sconosciuta e a dialogare tra loro ci sono soltanto due
chitarre, un contrabbasso, gli archi e il salterio. Questo fa sì che le
atmosfere soffuse e suggestive siano anche fortemente evocative, sorrette da
liriche che non lasciano mai niente al caso: si pensi alla già citata
"Siberiana", che a un certo punto - complice la voce narrante di Catia Migliori
- cita "Il pianto della scavatrice" di Pier Paolo Pasolini. Il timbro di Frida
colpisce e ammalia, permeato di una dolcezza e di un calore che avvolgono
l'ascoltatore in un unicum di grande impatto; d'altronde, è proprio la Di Ciocco
ad averlo detto: "In fondo mi chiedo se il vero movimento del mondo non sia
proprio il canto". Quel canto che non cerca acrobazie a tutti i costi, ma che
mostra tante sfumature più che eloquenti. E a questo punto, aggiungiamo noi
citando "In trasparenza", è "tutto così chiaro".
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